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LE FONTANELLE DI ROMA

 

Uno degli aspetti più caratteristici della mia città è la grande presenza di fontanelle e questo sicuramente incuriosisce turisti e visitatori, ma per noi romani fa parte della normalità.

A Roma le fontanelle sono praticamente distribuite in tutte le strade e piazze della città.

 

Ci sono quelle antiche ed artistiche e ci sono quelle più modeste in ghisa, chiamate "NASONI" per la forma caratteristica della "canna" da dove sgorga l'acqua, sempre fresca e di eccellente qualita.

Esse contribuiscono ad arricchire la citta ed hanno un utilizzo molto pratico, specialmente durante i caldi estivi.

Dopo il lavoro o  durante alcune "pause pranzo" le ho cercate in tutta la città, le ho fotografate con una piccola fotocamera tascabile e ne ho studiato la storia su una vecchia  guida acquistata tanti anni fa per  200 lire. Le mie sortite a piedi o in scooter nelle zone piu belle e caratteristiche o nei quartieri dormitorio della periferia metropolitana sono casualmente capitate durante l'esodo estivo di Agosto 2001 e mi hanno dato la netta sensazione di essere il padrone della citta.

Il venticello e le continue  bevute "gratuite" hanno attenuato la calura del "SOL LEONE".

 

....te offro da beve dar  NASONE

che vorrebbe dire: "avrei il forte desiderio di offriLe qualche bevanda fresca, presso un notissimo locale alla moda.....

In particolare uno di questi due nasoni  è   in P.zza S.Maria Ausiliatrice,  mentre  l'altro é in piazza della Rotonda.... al  Pantheon

 

 

 

Fontanella di via Lata

Per ingrandire le foto cliccaci sopra.

Considerata una delle più note "statue parlanti" della vecchia Roma, il Facchino rappresenta un acquaiolo, appartenente cioe alla categoria degli acquarenari o portatori d'acqua, con il caratteristico costume dell'epoca. Tra le mani tiene  una piccola botte da cui   sgorga  l'acqua che cade nella sottostante vaschetta semicircolare.

La piccola fontana, secondo un'altra versione, sarebbe stata invece dedicata ai facchini portatori di vino, in particolare ritrarrebbe le sembianze di un certo  Abbondio Rizio, noto per la sua forza erculea e per la smodatezza nel bere vino.

La fontanella e una scultura di grande finezza e Vanvitelli in una perizia del 1751 la attribui addirittura a Michelangelo.

In una successiva perizia il D'Onofrio,  con piu valide argomentazioni l' assegna invece a Jacopo Del Conte, il quale l'avrebbe eseguita tra il 1587 e il 1598.

Originariamente si trovava in via del Corso, sulla facciata del Palazzo dei Grifoni, di fronte alla chiesa di San Marcello. Era incorniciata da una edicola architravata e aveva la vasca sottostante piu ampia. Nel 1872 fu trasferita nell'attigua via Lata, addossata al muro di Palazzo De Carolis, per salvarla dagli urti delle carrozze e dalle sassate dei monelli.

E' infatti alquanto malridotta. Costituisce, tuttavia, una testimonianza dell'umile, prezioso lavoro svolto dalla categoria degli "acquaroli".

 

 

 

Fontanella di via Bocca di Leone

Fu eretta nel 1842, su progetto dell'architetto Antonio Sarti, nella parete dell'edificio di fronte al portone d'ingresso del Palazzo Torlonia. E composta da un grande sarcofago romano, finemente intagliato a bassorilievo, con figure di fanciulle e di fauni disposti simmetricamente rispetto ad un medaglione centrale rappresentante un uomo togato.

Un mascherone sovrapposto vi versa a ventaglio l'acqua che poi fuoriesce attraverso due cannelle inserite alla base del sarcofago, sollevato su due zampe leonine, e si raccoglie in una vasca semicircolare di marmo a fior di terra protetta da due colonnine.

La fontana e inserita in un prospetto architettonico fiancheggiato da paraste e sormontato da un arco entro il quale figura lo stemma dei Torlonia tra due leoni rampanti. Sotto l'arco un'ampia lapide ricorda che la fontana fu fatta realizzare a cura e spese del duca don Marino Torlonia su un'area di sua proprieta.

 

Fontana delle Tartarughe

in  piazza Mattei

Dedicata a Mark che mi ha suggerito di inserirla.

E' una delle fontane più importanti, un vero gioiello del tardo Rinascimento.  Alcuni studiosi l'hanno erroneamente attribuita a Taddeo Landini, autore, invece, dei soli quattro efebi di bronzo che si ergono da conchiglie di marmo africano. Gli efebi poggiano il piede su altrettanti delfini, pure di bronzo, che a loro volta sostengono con la mano sollevata altri quattro delfini (mai eseguiti o per lo meno mai posti in opera nella fontana di piazza Mattei, ed utilizzati come ornamento della Fontana della Terrina in piazza Campo de' Fiori).

Il disegno e il progetto originario (1581) sono invece senza dubbio di Giacomo Della Porta, che e anche l'autore di tutte le altre fontane monumentali romane della seconda meta del XVI secolo.

Le tartarughe in bronzo, sospinte verso il bordo del catino, nel quale si raccoglie l'acqua dello zampillo che ricade poi nella vasca sottostante soffiata dalle bocche di quattro putti, vennero aggiunte, probabilmente dal Bernini, durante i lavori di restauro durante il pontificato di Alessandro VII (1658).

Oggi le quattro tartarughe che si ammirano sono semplici copie: le originali sono state prudentemente messe al sicuro nei Musei Capitolini.

 

Fontanella del  vicolo della Spada d'Orlando

 

Risale all'epoca del pontificato di papa Gregorio XIII, ed era originariamente situata nell'adiacente via dei Pastini, tra i numeri civici 13 e 16, dove nel secolo scorso, poiché invadeva parte della sede stradale ostacolando il transito dei veicoli, venne rimossa e ricostruita nella sede attuale. Una epigrafe ne ricorda lo spostamento avvenuto nel 1869 a cura del Municipio.

Di elegante struttura, la fontanina, inserita in una nicchia scavata in un piccolo prospetto in muratura, e composta da una vaschetta di travertino sorretta da un piedino a balaustra ben modanato, nella quale una semplice cannella versa un filo d'acqua che ricade sul piano marmoreo leggermente concavo e di poco rialzato sul livello stradale, da cui defluiscono attraverso un foro di scarico centrale.

 

Fontanella del  Largo del Nazareno

 

Collocata nel 1957 nel punto in cui, in passato era approssimativamente collocata la scomparsa Fontanella della Ninfa. E' costituita da un prospetto marmoreo ornato al centro da un bassorilievo raffigurante una bella testa di toro dal vello ricciuto, emblema araldico della famiglia Del Bufalo.

Ai lati due cannelle che versano acqua nella sottostante vasca rettangolare antica che  spesso risulta oggetto di atti di vandalismo.

 

Fontana di via Giulia (Mascherone)

Questa fontana e caratterizzata da una grossa maschera marmorea seicentesca e contrariamente alla sua originaria allocazione e posta alla fine di via del Mascherone, proprio all'incrocio con via Giulia, addossata ad un muro in mattoni costruito nel secolo scorso.

Praticamente da piazza Farnese si deve scendere fino alla fine di via del Mascherone.

 

Il mascherone e sormontato dal giglio dei Farnese, che originariamente era in marmo travertino, ma nel secolo scorso venne sostituito con altro in ferro battuto, oggi quasi completamente consunto.

Il mascherone versa l'acqua in un sottostante piccolo catino, dal quale si raccoglie poi in una grande vasca di granito di forma rettangolare e quindi nel bacino di raccolta a fior di terra protetto da due colonnine collegate da sbarre di ferro.

 

 

nel passato, durante alcune feste dei Farnese, dalla bocca del mascherone usciva vino anziché acqua.

Da quella fontana zampillo vino per tre giorni consecutivi, nel 1720, in onore del nobile Marco Antonio Zondadari nominato Gran Maestro dell'Ordine di Malta.

 

Fontana del lungotevere Aventino.

E' l'unica fontana-abbeveratoio o fontanile rimasto nel centro di Roma dei numerosi che vi esistevano e che venivano sempre realizzati in prossimita delle fontane piu aristocratiche allo scopo di soddisfare la sete di uomini e animali.

E formata da una semplice vasca rettangolare in laterizio, con ampio bordo e angoli arrotondati, che riceve l'acqua da una protome leonina emergente dal piccolo prospetto impostato su uno dei lati minori. Fu costruita nel 1717 da Carlo Bizzaccheri, autore della vicina fontana di piazza "Bocca della Verità". E' presso quella fontana essa esisteva; ma dopo il 1870, quando nella zona vennero demoliti molti edifici per la costruzione degli argini del Tevere, fu trasferita nel luogo dove si trova attualmente.

 

FONTANELLA DI VIA VITTORIO VENETO

(FONTANELLA DELLE API)

 

 

Il 6 Aprile 1644, appena pochi mesi dopo la realizzazione della celebre Fontana del Tritone in piazza Barberini, a Lorenzo Bernini venne affidato l'incarico di eseguire una "bassa fontana" di piccole dimensioni, il cosiddetto "beveratore delli cavalli", che veniva sempre costruito accanto alle fontane monumentali.

L'opera, in "bianchissimo marmo lunense", secondo l'affermazione del Cassio, fu compiuta in breve tempo e appoggiata all'angolo del Palazzo Soderini, tra le attuali piazza Barberini e via Sistina. Consisteva in una grande conchiglia con le valve aperte e con le caratteristiche lunghe scannellature interne: l'una in piano, a fior di terra per servire da catino, l'altra eretta in maniera da aderire all'angolo del palazzo. Sulla cerniera di raccordo tra le due valve, scolpite pero sulla valva superiore, tre api barberiniane, simmetricamente disposte, versavano sottili fili d'acqua in quella inferiore. L'epigrafe postavi accennava al XXII anno del pontificato di Urbano VIII.

Tale iscrizione, scolpita nel mese di giugno, risultava inesatta poiché l'anno di pontificato veniva a  coincidere con il mese successivo. Era successo che il Bernini, mancando appena due mesi, aveva ritenuto opportuno ( o gli era stato suggerito) di fare una... augurale anticipazione.

L'imprecisione della data diede pero subito luogo a critiche, maldicenze e pasquinate a non finire; sicché il cardinal Barberini, nipote del pontefice, decise di mandare uno scalpellino a cancellare l'ultima cifra; il quale scalpellino a correggere le scritte. Comunque Papa Urbano VIII mori, proprio il 7 agosto, appena otto giorni prima del compimento del ventiduesimo anno di pontificato.

L'artistica fontanella-abbeveratoio, considerata un elegante e geniale saggio del barocco romano, rimase nel posto fin verso il 1867 quando forse a causa di intralcio al traffico anche allora assai intenso - venne scomposta e abbandonata in uno dei depositi comunali, esattamente nel "magazzino dei selci di Testaccio".

Dopo circa mezzo secolo, su sollecitazione di alcuni studiosi, la fontana venne ricostruita, ma con molte alterazioni, dallo scultore Adolfo Apolloni. I pezzi, infatti, erano andati tutti smarriti, ad accezione di un "frammento conservato in Campidoglio", quello cioe che contiene scolpita l'ape centrale.

E per la ricostruzione infedele ( come chiaramente appare nel confronto con il preciso disegno eseguito dall'olandese Lievin Cruyl nel 1665) venne usato, anziché il "bianchissimo marmo lunense", il piu volgare e grigio travertino, ricuperato nell'allora demolita Porta Salaria.

Cosi realizzata, con la valva inferiore non piu a fior di terra ma arbitrariamente rialzata su massi e con quella superiore non piu poggiante all'angolo di un edificio, ma isolata, la "rinnovata " fontana venne inaugurata all'inizio di via Vittorio Veneto il 28 gennaio 1916.

 

Fontana di piazza del Colosseo

 

Al centro di tre altissimi arconi in laterizio, nella parete a sinistra della stazione della metropolitana, sollevato su tre gradini e su due sostegni di travertino (insufficienti a colmare la sproporzione), e posto un bellissimo sarcofago romano con interessante bassorilievo rappresentante due putti alati in atto di sostenere un medaglione con la figura in mezzo busto di un personaggio togato parzialmente consunto. Completano la composizione, sotto il medaglione, altri due putti e piccoli animali, mentre agli estremi sono raffigurati due giovani in procinto di lasciare la scena.

Sulla parete sopra il sarcofago e applicata una brutta protome leonina, nella cui bocca e inserita una lunga e antiestetica cannella di ferro zincato, attraverso la quale versa nella vasca un abbondante getto d'acqua,

 

Fontane di via delle Quattro Fontane

Negli angoli smussati dei quattro edifici esistenti all'incrocio di via delle Quattro Fontane con via Venti Settembre, si trovano altrettante fontane.

Furono volute da Sisto v, ad ornamento del quadrivio (punto d'incrocio deII'alIora Strada Pia con la Strada Felice, fatta costruire dallo stesso pontefice su progetto dell'architetto Domenico Fontana), dal quale si potevano e si possono tuttora scorgere, contemporaneamente, la michelangiolesca facciata interna di Porta Pia, i tre obelischi "sistini" deIl'Esquilino, del Pincio e del Quirinale e, appunto, la Strada Felice, cioe il rettifilo Santa Maria Maggiore- Trinita dei Monti, uno dei vanti del papa marchigiano. 

Ciascuna fontana e contenuta in una nicchia, di forma rettangolare e di dimensione diversa, scavata negli spigoli appiattiti degli edifici che si affacciano sul quadrivio.

Le fontane hanno la caratteristica comune delle vasche semicircolari di marmo alla base; ognuna di esse e sormontata da una statua giacente, piu grande del naturale, con sfondi scenografici e ornamenti vegetali, tra i cui anfratti scorrono rivoli d'acqua che si versano nella vasca. Due fontane rappresentano altrettanti fiumi: all'angolo di Palazzo Del Drago, su uno sfondo di canne fluviali e raffigurato l' Arno, con capigliatura riccioluta, affiancato da un leone, emblema araldico di Firenze; di fronte, all'angolo della chiesa di San Carlino, su un fondale stalattitico con al centro il fusto di un albero, e rappresentato il Tevere (con l'immancabile lupa, simbolo di Roma), con folta capigliatura fluente e in atto di sostenere una cornucopia piena di frutta.

C'e poi la Fontana della Fortezza (o della dea Giunone), una interessante statua di donna prosperosa, ispirata ad analoghe sculture dell' Ammannati, con i simboli regali (leone e corona) e la strana presenza di un pavone. Il fondale stalattitico e dominato al centro da una grande palma.

La quarta fontana, quella verso Palazzo Barberini (erroneamente attribuita a Pietro da Cortona), raffigura la Fedelta fiancheggiata da un simbolico cane e appoggiata a un trimonzio (simile a quello dello stemma sistino ), ha come sfondo una bella finestra con ornati vegetali.

Si tratta di opere di scarso valore artistico, probabilmente disegnate da un buon architetto ma eseguite da mediocri artisti, e realizzate, tra il 1588 e il 1590, su blocchi di travertino provenienti, sembra, dal Settizonio, il famoso edificio a sette ordini di arcate fatto costruire da Settimio Severo alle pendici del Palatino e demolito da Domenico Fontana per rifornire le fabbriche del papa urbanista

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Fontanella di via di Porta Furba (via del Mandrione)

 

 

La fontanella originaria fu costruita nel 1586 da Domenico Fontana, architetto di fiducia di Sisto V, come risulta dal testo della grandiosa ed elegante epigrafe posta sull'arcata della vicina porta.

Quella che si vede oggi, pero, non e la fontana voluta dal papa marchigiano, distrutta dagli uomini e dal tempo, ma quella fatta edificare nel 1733 da Clemente XII, Corsini ( 1730-1740), quando era presidente delle acque Felice Passerino, come e precisato nella iscrizione commemorativa. La fontana, restaurata dal Comune di Roma ne11897, e piu recentemente nel 1990, si presenta assai sobria nella sua semplicita. Addossata ad un arco in laterizio fiancheggiato da due pilastri bugnati e sopraelevata di sette gradini rispetto al livello stradale, e formata da uno strano mascherone con ali di pipistrello che versa l'acqua nel cavo di una conchiglia dalla quale ricade, insieme a quella di due bocchette laterali, in una elegante vasca centinata. Il tutto sovrastato dallo stemma di papa Corsini e dalla ricordata lapide.

Fontana di  Piazza San Giovanni Bosco (Tuscolano)

 

 

Di fronte alla chiesa e posta una fontana formata da una vasca rettangolare poco rialza dal terreno, dentro la quale e collocato un Sarcofago a Vasca che presenta all'esterno semplici decorazioni quasi completamente abrase. Il sarcofago poggia su due elementi finemente decorati che ne costituiscono i piedi e che fanno supporre trattarsi di antichi frammenti architettonici. Tuttavia la loro simmetria induce a pensare che siano stati rifatti su schemi antichi. Anche il sarcofago-vasca pur essendo di epoca chiaramente diversa dalla moderna, non sembra molto antico. L'acqua, da due zampilli posti nella vasca superiore, tracima in quella sottostante.

 

Fontana di piazza San Giovanni in Laterano

Addossata alla base dell'obelisco piu alto di Roma e forse del mondo, originariamente ne era separata, come dimostrato da una incisione del Falda eseguita nel 1675. Essa , che quasi non si nota sovrastata com'e dall'enorme monolito, fu costruita   a spese dei canonici lateranensi tra il 1603 ed il 1607. Recava vari emblemi araldici: quello di papa Clemente VIII, Aldobrandini (1592-1605), costituito dalla banda contramerlata lungo il listello della parte superiore del monumento, sotto la lapide; quello di Leone XI, Medici, papa per soli 27 giorni (1-27 aprile 1605) che fece appena in tempo a far porre due gigli di bronzo ai lati della statua, pure in bronzo, di San Giovanni Evangelista situata sulla piattaforma dell'alzata; e quelli di Paolo V, un'aquila e due draghi (poiché l'opera fu compiuta nel 1607 durante il suo pontificato ), che figurano scolpiti in marmo nel prospetto della fontana insieme ad un "Cartello" contenente  la tiara e le chiavi chiavi pontificie incrociate, una piccola conchiglia e due delfini con le code incrociate al centro, che gettano acqua in una bella vasca di marmo elegantemente sagomata, con la rotondita sporgente baccellata.Tutto il corpo della fontana sgorga sopra un basamento di tre gradini, e nel suo insieme appare "minuscolo" al confronto della mole dell' obelisco, Il prospetto - lateralmente circoscritto da due fregi a sperone e da due dadi di travertino - risulta oggi incompleto all'altezza del piccolo architrave sul quale mancano i gigli e la statua di San Giovanni Evangelista (opera, sembra, di Taddeo Landini) che appaiono invece in varie incisioni dell'epoca, La statua, infatti, anticamente decapitata da un fulmine, fu fatta rimuovere nell'Ottocento da Carlo Fea, il quale, "nelle sue funzioni di sovraintendenza delle acque e delle fontane" decise di farla riparare; ma da allora essa scomparve.In tempi passati, secondo la tradizione, la notte della festa di San Giovanni, il popolo usava bagnarsi le mani nelle acque di questa fontana, le quali acque avevano il potere di tener lontano le streghe e il malocchio.

 

 

 

Fontanella di Via Panisperna

La storia di questa fontanella la ignoro. Non dovrebbe essere artisticamente interessante, ma e sempre una fontanella romana e quindi sto cercando di documentarmi.

Se qualcuno mi vuol dare altre informazioni, foto e aneddoti sulle fontanelle di Roma, ne sarò contentissimo.

Questa e la mia mail:   info@enzomontanari.it

 

 

 

 

 

Pagina aggiornata il martedì 02 ottobre 2007 22.50 by Enzo

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