88° REGGIMENTO FRIULI.

8 Settembre 1943 - 25 APRILE 1945

 

La storia di mio padre e

il contributo dei militari italiani

alla Guerra di Liberazione italiana

Dalla fine della II guerra mondiale ad oggi, si è saputo pochissimo che dopo l'8 settemre 1943, alcuni reparti delle forze armate Italiane erano stati riorganizzati e avevano combattuto contro le truppe di invasione germaniche a fianco degli alleati. I Reggimenti  FRIULI e LEGNANO, le Divisioni NEMBO e CREMONA e ASCOLI PICENO combatterono a fianco della  QUINTA ARMATA AMERICANA e dell'OTTAVA ARMATA  INGLESE sulla linea Gotica,  dal Tirreno all’Adriatico, pagando un contributo di vite altissimo.

Questa è la storia di mio padre, che  dopo sessanta anni, mi ha raccontato in occasione di un viaggio in automobile, in visita al sacrario nel Cimitero di Zattaglia, (Ravenna), dove sono ospitati 242 caduti del gruppo da combattimento "Friuli". 

Dopo tanti anni ho saputo quale è stato il contributo che mio padre aveva dato  alla guerra di Liberazione Italiana.

Mi chiamo Carlo e sono nato a Reggio Emilia nel '22 e quindi, già da qualche anno ho superato gli ottanta anni.

Sino all’età di dieci anni sono vissuto a Torino perché mio padre lavorava  alla FIAT.

 

In quegli anni, la mattina presto, dalla finestra di casa,  vedevo passare lunghissime file della famosa "Balilla"   che dallo stabilimento del Lingotto veniva trasferita alla pista del  collaudo.

Era un tempo felice per la mia famiglia   alla quale vi si era aggiunto nel ‘26 un fratellino e poi nel ‘30 una meravigliosa sorellina.

Frequentavo con profitto la scuola elementare ed ero tifoso del Toro.

Poi un triste giorno,  la crisi economica proveniente da oltreoceano  arrivò  anche nell'agricola  e autarchica Italia e colpì tutte le città industriali, tra le quali Torino con la sua grande fabbrica.

I capi della FIAT, come ovvio,  non ebbero alcuno scrupolo a  licenziare migliaia di operai e anche mio padre, da un giorno all'altro si trovò  senza lavoro. Improvvisamente fu costretto a cercarne un'altro, ma l'ampiezza del fenomeno fu tale che solo dopo molto tempo riuscì a trovarlo in un'altra città.

Stavano nascendo le prime esigenze di trasporto di massa ed il fascismo,  sponsorizzava la famosa trasvolata atlantica e stava  dando grande importanza all' Aviazione civile e ai famosi treni  popolari.

Con uno di questi, nel lontano luglio del ‘32 ci trasferimmo tutti a Roma.

La maestosità di questa grande città   mi accolse in una luminosissima mattina.

E' ancora vivo  in me il ricordo dello spettacolo che si presentò ai miei occhi quando uscimmo dalla stazione. Una città così diversa da quella che avevo appena lasciata e nella quale ero cresciuto e che avevo ancora nel cuore.

Però mi piacque subito.

E così, tornando indietro nei ricordi rivedo la mia vita in questa grande città. Mi vedo crescere e frequentare le scuole industriali, rivedo il momento in cui venni assunto come apprendista motorista dello stabilimento romano della Caproni all’ aeroporto dell’Urbe sulla Salaria,  rivedo quando agli inizi del 1940, ebbi la fortuna di essere assunto in qualità di impiegato negli uffici dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni.

Intanto il sinistro odore della guerra cominciava ad aleggiare per l'Europa intera.

Nonostante la mia giovane età ero preoccupato per la mia famiglia perché mio padre ultraquarantenne, già dall’inizio della guerra  fu richiamato alle Armi e ahimè, in  tempi di guerra il servizio militare era veramente pericoloso.

Dopo qualche tempo, nei primi giorni del ‘42, toccò anche a me e come atteso, con  l'avvicinarsi dello scoccare dei miei vent'anni arrivò la chiamata di leva.

Fui assegnato al centro istruzione del 12°  Autocentro   di Palermo e forse, per il fatto di conoscere un po’ di  musica e per essere  vissuto in  una famiglia di “musicanti”, ebbi l’opportunità di  avere l’incarico di  trombettiere. Questo mi regalò la possibilità di vivere il servizio militare un po’ più comodamente, evitando   qualche ora di  istruzione e avendo qualche libera uscita in più.

Dopo qualche mese, guadagnai il patentino militare per mezzi pesanti e  fui subito inviato in qualità di conduttore/autista a Poerino, nei pressi di Torino dove era in formazione il 630Autogruppo. Venni aggregato nel 266° Autoreparto Pesante quale conduttore  e quasi subito mi giunse la promozione a caporale.

 

Alla fine del’42, il mio reparto venne chiamato a partecipare alla campagna di occupazione militare della FRANCIA e ci stabilimmo  a Salernes (Draguignan) vicino a Marsiglia e al porto di Tolone. Venni impegnato nel servizio di trasporto e copertura logistica dei reparti, ma dopo un breve corso di Contabilità militare ebbi la promozione a caporalmaggiore e l’incarico di “contabilità carburanti”

Nel frattempo i primi mesi  del 1943 filarono tranquilli e l’andamento della guerra in quel “Fronte” non evidenziava grossi problemi.

Le notizie degli avvenimenti del 25 luglio, arrivarono senza grosse ripercussioni ma l’8 settembre invece fu molto traumatico perché le scelte e le dichiarazioni provenienienti da Roma vennero fatte senza pianificazione e senza prendere in considerazione minimamente le coseguenze.

I comandi italiani erano rimasti senza direttive e senza ordini. Tutti noi,  ufficiali, sottoufficiali e  truppe ci trovammo allo sbando.

Per i tedeschi eravamo traditori mentre per i  francesi continuavamo ad essere nemici.

In particolare a me capitò che al rientro da Grenoble,  dove mi ero recato per prelevare carburante, trovai i miei reparti   deserti. Erano fuggiti tutti, lasciandoci con immaginabile sorpresa,  soli ed  impauriti, in terra ostile.

Fu difficile per me e i miei compagni vincere lo sgomento e capire cosa stesse succedendo.

La fortuna volle che alcuni giovani del luogo, che sapemmo poi essere partigiani, ci aiutarono.

In quella situazione non ci si poteva attendere di essere aiutati dalle popolazioni locali, ma con quei giovani, nostri coetanei, avevamo già da tempo instaurato un sincero rapporto di amicizia per averli   più volte aiutati a nascondersi dalle retate dei tedeschi.

Da loro fummo accompagnati attraverso i boschi alla frontiera Italiana con un po’ di provviste e le indicazioni per prendere contatto con i partigiani nella zona di Cuneo.

Purtroppo i tedeschi ci catturarono quasi subito e ci imprigionarono in una caserma sul confine.

Alcune ragazze del luogo però,   nella notte ci aiutarono a fuggire e a tornare sulle  montagne sovrastanti. Questa volta riuscimmo a fuggire a gambe levate e a rientrare in Italia dove riuscimmo a prendere contatti coi partigiani, sulle montagne del cuneese.

Con loro ci fermammo qualche settimana, ma con le prime nevi dell’inverno potevamo essere di intralcio e insieme a loro organizzammo il nostro ritorno a casa

Per quelli che come me dovevano tornare Roma o nel meridione,  il viaggio fu  veramente lungo e avventuroso, ma alla fine, stremato ed affamato giunsi finalmente a casa mia.

La meraviglia di mia madre e dei miei vicini fu enorme nel vedermi vestito con una tonaca da prete bianca, donata da un   sacerdote domenicano, uno dei miei vari compagni di viaggio

Roma era ancora occupata dai tedeschi e con l’aiuto dei miei vicini, riuscii a non rispondere ai  bandi di arruolamento rimanendo nascosto. Tra una retata e un bombardamento, riuscii a scampare   fino all’arrivo degli americani che il 4 giugno del ‘44 giunsero dalla via Appia.

Con l’arrivo delle truppe alleate risposi al bando di arruolamento e venni richiamato dal “CERSETI”  ed inviato a San Giorgio del Sannio dove venivano formati i nuovi reparti che avrebbero dovuto essere impiegati poi sulla linea Gotica.

Mi trovai aggregato nella compagnia comando dell’88° Reggimento di Fanteria FRIULI in attesa di destinazione.

La FRIULI era uno dei cinque GRUPPI da COMBATTIMENTO che il nuovo governo Italiano, guidato da BONOMI impiegò per collaborare con le truppe di liberazione per cacciare i tedeschi e porre fine alla guerra sul nostro territorio.

Oltre la FRIULI c’era la LEGNANO,   il gruppo NEMBO,  L’ASCOLI PICENO e LA CREMONA, schierate nelle due armate, la QUINTA AMERICANA E L’OTTAVA INGLESE sulla linea Gotica dal Tirreno all’Adriatico.

I reparti della Friuli si stavano ricostituendo ed insieme a pochi altri, ebbi l’incarico di trasportare con gli autocarri tutto il necessario per il gruppo e facendo avanti e indietro  da Napoli in poco tempo contribuii a trasportare vestiario, armamenti e mezzi

Alla fine del 1944 eravamo pronti per essere impiegati in   combattimento e prima di una breve sosta in Castellina del Chianti per la necessaria preparazione tecnica, i nostri reparti ebbero l’onore di sfilare trionfalmente per le vie di  Roma.

A Gennaio del 1945 entrammo in linea a Brisighella, sul   fiume Senio, tra Imola e Forlì,  cominciando immediatamente a sentire intorno a noi il rombo  sempre più vicino dei cannoni.

Sulle rive del Senio fummo subito coinvolti nei violentissimi combattimenti con le truppe tedesche in difesa della linea Gotaica. 

Più salivamo  verso nord e più cominciavamo ad abituarci all' acre odore della guerra, del  fumo, della polvere da sparo, della  gomma bruciata ma non riuscivamo mai a toglierci di dosso la paura.

In pochi giorni, solo  noi della Friuli, lasciammo in terra 242 compagni.

Le spoglie di quei caduti furono poi sepolte nel cimitero di Zattaglia, nel cuore della Romagna ed ora sono ricordate nel santuario di quel sacrario.

Quando ricordo quelle giovani vite perdute, sento ancora stringere il cuore,  ma subito mi conforto perché  so che con il sacrificio delle loro vite e con la presenza di quei cinque gruppi da combattimento,    l’Italia prostrata e umiliata ha trovato un tardivo ma giusto riconoscimento.

Per l’apporto dato al risultato finale, alla fine delle azioni di guerra i nostri Reparti furono distesi in difesa di quei dei territori appena liberati .

 

Il mio 88° Fanteria aveva preso base nei pressi di Riva del Garda.

Il  29 Aprile de1945 a Milano, mio malgrado, ho assistito dal vivo alle  immagini che pur cruente segnarono per sempre la fine della dittatura fascista e di Mussolini: piazzale Loreto.

Alla fine di tutto venni promosso al grado di sergente e poi in virtù del Regio Decreto del 14/12/1948 venni autorizzato a fregiarmi del distintivo della guerra di liberazione. 

Venni inoltre autorizzato ad applicare sul nastrino due stellette per altrettante “campagne”.

Carlo Montanari

Caporal-maggiore e congedato Sergente nell'880Regg.to Fanteria FRIULI.

 

 


Pagina aggiornata  Venerdì 08 Luglio 2006  by Enzo

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