COMUNQUE BELLA

 

 

Il 68 ormai era fuggito veloce da qualche tempo e chi era troppo giovane per averlo vissuto come protaganosta nelle piazze, sentiva solo il rimpianto per le cose non fatte mentre un vento caldo soffiava tra i capelli lunghi.

Partecipare attivamente alla politica era per alcuni un modo come un altro per inserirsi nella vita sociale e lui che aveva il vezzo di vantarsi di poter cambiare il mondo, non poteva che approfittare di tale occasione. Con l'impegno politico, aveva nello stesso momento la sicurezza di un gruppo di amici coi quali dividere il proprio tempo libero e la convinzione di essere un protagonista attivo dei cambiamenti e delle scelte sociali.

Con i compagni, come molto semplicemente si chiamavano gli amici di mille lotte, ci si incontrava tutti i giorni. L’appuntamento era sempre davanti alla sezione, tutti i giorni dopo lo studio. Ci si incontrava per le iniziative politiche o semplicemente per chiacchierare, mentre la domenica mattina per la diffusione dell’Unità.  La domenica pomeriggio ci si incontrava per inventarsi come passare qualche ora.

A volte di passaggio davanti al bar all’angolo, l’incontro con qualche vecchio amico faceva spostare il punto di ritrovo. Si restava a chiacchierare per ore e man mano che il tempo avanzava, il gruppo s’infoltiva. Gli argomenti di conversazione erano i soliti: gli intellettuali, col pacco di giornali sotto al braccio, preferivano ripassarsi la via italiana al socialismo; altri invece, facevano filare le ore parlando dei propri amori o discutendo della squadra del cuore o delle continue discussioni coi genitori un po' troppo retrogradi e che non lasciavano la giusta libertà.

Il gruppo si divideva in tanti gruppi più piccoli di conversazione, ma bastava lanciare un’idea perché tutti si riunissero nuovamente.

Questa storia ha inizio in un pomeriggio di una calda domenica di primavera,  proprio quando qualcuno nel gruppo aveva proposto di fare un "salto" a Trinità dei Monti, in Piazza di Spagna.

Lui con gli amici si sentiva di troppo perchè come al solito la sua ragazza era fuggita lontano.

Questo gli procurava una sensazione di malinconia che carezzandogli lievemente il cuore gli spezzava la gola.

Eri bella, comunque bella.

Sussurrandola con la chitarra dedicava le parole di quella canzone alla ragazza che lo aveva appena piantato. Sicuramente se lo sentiva che come in quella canzone anche lei, sarebbe tornata in un mattino d’autunno. Sarebbe tornata vestita di pioggia, coi capelli bagnati, con quei segni sul viso e gli occhi arrossati.

La musica  in quei tempi, era rigidamente classificata e quella da urlare poteva solo essere impegnata e per evitare le ironie degli amici, con la chitarra la sussurrava sottovoce.

Intanto non gli rimaneva che l’unica amica paziente, disposta ad ascoltarlo in silenzio, senza replicare.

Certo, senza replicare, perchè non voleva proprio sentirselo dire che a quell'età la vita doveva continuare!

E la vita continuava veramente, nonostante tutto!

Un incontro casuale fece incrociare gli occhi con la figlia di un vecchio compagno. Ma chi l’avrebbe mai creduto che quegli occhi fossero proprio della bella figlia di un'amico?

Certo, per un padre, diciotto sono ancora gli anni di una bambina.

Era nuova dell’ambiente e sembrava proprio apprezzare quelle attente gentilezze che celavano a malapena una fresca ferita d’amore.

Accompagnarla a scuola e portarla da solo a ballare evidenziava l’egoismo che faceva dimenticare gli amici e gli impegni politici.

Tutta la gente intorno era indaffarata per la campagna elettorale, discuteva, scriveva, piegava biglietti o arrotolava manifesti e maliziosamente sorrideva allusiva.

Egli aveva una reputazione di "compagno impegnato" e si era conquistato l’affetto speciale di quel padre che sicuramente contento di vederlo passeggiare con la sua bambina lo invitava a pranzare a casa per raccontargli le avventure di vecchio partigiano.

La scusa di vedere un vecchio film col proiettore nuovo, comprato dopo una lunga sottoscrizione, gli dava un’occasione in più per stare insieme a quel nuovo amore.

Il film era programmato per la Domenica sera, nello scantinato pieno di voci e di fumo.

Insieme trovarono un bel posto in ultima fila, il sonoro non c’era, tanto il film era muto e comunque non sembrava vi dimostrassero grande interesse.

Sui banchi come a scuola, al buio e col ronzio del proiettore che girava, egli sentì tra le braccia quanto fosse caldo quel nuovo amore che s’abbandonava felice.

Le immagini che scorrevano veloci, anche se di un capolavoro della cinematografia mondiale, passarono inutili sul muro graffiato, insieme ai ricordi di un amore passato.

Eri bella! Comunque bella

Era bella,  ma quegli occhi, come le stelle che rigano silenziose le notti d’Agosto, illuminarono il suo cuore solo per una intensa ma breve estate. Fino a quando, in un piovoso mattino d’autunno una ferita che sembrava chiusa si riaprì.

Come in quella canzone sussurrata di nascosto era tornata lei,  vestita di pioggia, coi capelli bagnati, con quei segni sul viso e  gli occhi arrossati.

Era bella, comunque bella.

 

 

Tratto dai  "I racconti nel baule"   (1973-74) mai pubblicati perché tanto.... chi li avrebbe pubblicati? E poi, non interessano a nessuno! 

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Pagina aggiornata il Sabato 6 Novembre 2001 alle 02.16 by Enzo

 
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